Una bella escursione in natura con un affiatato gruppo di escursionisti, giornata meravigliosa, pausa pranzo seduti su un prato abbracciati da imponenti pareti rocciose. Di una mela è rimasto ormai solo il torsolo:
“Posso gettarlo a terra vero? È biodegradabile.”
“No!”
Silenzio.
Alla mia risposta categorica e inaspettata, un sentimento di sconcerto, smarrimento e odio incipiente, in percentuale sbilanciata verso l’ultimo, inonda con raffiche a 90km/h il malcapitato escursionista.
Mentre la sua mano tremolante riesce ancora con estrema difficoltà a reggere il torsolo, provo a spiegare i motivi di tale imperativo, non prima che la mia coda dell’occhio abbia pizzicato una buccia di banana sul punto di essere lanciata a mo’ di palla da baseball a centinaia di metri di distanza; fosse possibile, direttamente in Brasile.
Sulle nostre teste si sono radunati per l’occasione anche nuvoloni di un grigio così intenso che a Londra neanche durante la Rivoluzione industriale.
Seriamente.
Tutto ciò che gettiamo in ambiente naturale, che sia montagna, fiume, spiaggia, è un rifiuto. Nello specifico, anche i rifiuti organici, quindi i resti di cibo, rappresentano uno scarto che non va abbandonato durante le nostre uscite ma riposto nello zaino e portato al più vicino cassonetto.
I rifiuti organici sono sì biodegradabili, ma non in modo rapido; al contrario, hanno bisogno di molto tempo per decomporsi, soprattutto in montagna dove le temperature sono mediamente più basse e questo comporta un rallentamento del processo di decomposizione che può impiegare mesi per completarsi.
I resti organici lasciati in ambiente naturale diventano, inoltre, una risorsa alimentare per animali selvatici della zona (volpi, caprioli, cinghiali, etc.) e potrebbero innescare una sorta di “dipendenza” degli stessi animali da quelle risorse, con il rischio di creare squilibri funzionali agli stessi e problemi di adattamento alimentare.
I rifiuti organici sono, in ogni caso, rifiuti. Lasciando un torsolo di mela o una buccia di banana su un prato di montagna non facciamo altro che gettare spazzatura in quanto quegli elementi, pur essendo organici, non appartengono minimamente a quell’ambiente. Un po’ come svuotare il sacchetto dell’umido nel giardino di casa.
I rifiuti organici posso creare, se in gran quantità, problemi di inquinamento, del suolo o delle acque. Immaginiamo ora un sentiero in ambiente naturale che sia molto frequentato dagli escursionisti, in un periodo di grande affluenza, a ridosso, ad esempio, di un lago montano. Decine di escursionisti, decine di gruppi, moltiplicati per decine di domeniche, per decine di giorni, per qualche anno. Ogni escursionista getta il lascia il suo torsolo a terra. Riuscite a immaginare cosa diventerebbe quel sentiero?
Il cielo si è ormai rasserenato, neanche una goccia di pioggia. La mano non trema più e è riuscita a mettere il torsolo nel sacchetto e il sacchetto nello zaino. Si riparte, è il momento di tornare indietro e concludere la nostra escursione.
Osservo il sentiero davanti a me, scorrono i ciottoli acuminati sotto gli scarponi, tutt’intorno prati verdi punteggiati da fiori meravigliosi.
Ma laggiù qualcosa di strano, un colore accesso spicca lungo il sentiero; non ricordo di aver incontrato all’andata una pianta dai fiori sgargianti in quel punto.
Mi avvicino. È lei.
La regina incontrastata dei rifiuti lasciati in escursione.
La buccia di mandarino.
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